questa storia è dedicata a chi cambia spesso idea. anzi no...
racconto ai piccoli il mondo dei grandi
ai grandi il mondo dei piccoli
racconto ai piccoli il mondo dei grandi
ai grandi il mondo dei piccoli
è uscito il libro ops! questo è uno dei racconti che contiene
la gamba di mané
una volta c’era un ragazzo come te, che si chiamava mané, o forse mané era il soprannome, non so... adorava il pallone, come te, e appena poteva correva per strada, dietro a una cosa fatta di stracci, che chiamarlo pallone era quasi un azzardo. però rotolava.
quel pallone così strano, un po’ storto, con un bernoccolo di qua e una cucitura di là, era un po’ come lui, che a vederlo da lontano era un ragazzo come tanti, ma da vicino avevi la netta sensazione che qualcosa in lui non fosse del tutto in ordine.
il dottore un giorno prese un lungo righello e si avvicinò a mané, che se ne stava in mutande, sdraiato sul lettino, come capita anche a te, quando è l’ora di qualche visita. misurò una gamba, misurò l’altra, poi disse ohibò. pulì bene gli occhiali, si concentrò meglio, quindi misurò di nuovo e di nuovo disse ohibò. il fatto è che una gamba era di qualche centimetro più corta dell’altra, ohibò! non un grosso problema, a meno che tu non voglia giocare a pallone.
presa nota della misurazione, il dottore controllò le ginocchia e – guarda un po’ – disse ohibò. si aggiustò la cravatta, poi controllò di nuovo e di nuovo disse ohibò. un ginocchio tutto bene, ma l’altro... ohibò, l’altro era un po’ divaricato e dava il classico effetto di gamba a ics. non un grosso problema, a meno che tu non voglia giocare a pallone.
fu quindi il turno del bacino e della spina dorsale, con mané messo in piedi e il dottore a segnare una linea rossa con il pennarello sulla schiena. si allontanò di un passo per vedere meglio e disse ohibò. borbottò qualche cosa tra sé e sé e di nuovo disse ohibò. la schiena era stortarella in quella che tra medici si chiama scoliosi e il bacino era anche lui un po’ sbilanciato. ohibò. non un grosso problema, a meno che tu non voglia giocare a pallone.
fece un sospiro, il dottore, poi fece girare mané, lo guardò dritto negli occhi e disse ohibò. accese una lampada e lo illuminò meglio, guardò di nuovo e di nuovo disse ohibò. il fatto era che un occhio guardava di qua e uno un po’ di là, ohibò. non un grosso problema, nemmeno se giochi a pallone. al massimo se stai in porta ogni tanto prenderai gol e se sarai in attacco, mancherai un colpo di testa.
mentre mané si infilava pantaloni e maglietta, il dottore scriveva ogni cosa su un foglio, senza nemmeno un ohibò, ma con tanto di timbro e di firma.
«caro mané – gli sorrise – qualche problemino lo abbiamo, ma nessuno è perfetto! anche a me cadono i capelli, sento poco da un orecchio e quando faccio le scale mi viene il fiatone...»
«caro mané – continuò a sorridergli – direi che nella vita potrai fare tranquillamente ogni cosa tu vorrai: il veterinario, il maestro, persino lo scrittore! unica cosa è che di sicuro non diventerai campione del futebol.
mané non disse nulla. prese tra i polpastrelli il foglio del dottore, senza nemmeno leggere, poi uscì, con la sua gamba più corta, il suo ginocchio divaricato, il suo bacino sbilanciato e la sua schiena storta.
non è bello, per chi adora il gioco del pallone, sentirsi dire che non puoi giocare a pallone. vabbè, la vita è bella lo stesso. qualcosa da fare lo avrebbe trovato di sicuro. nel frattempo...
... beh, nel frattempo avrebbe giocato a pallone!
quando mané aveva la palla tra i piedi era divertente, perché sarà stato anche stortarello, ma nessuno riusciva a rubargliela. palleggiava veloce, fintava, e qualsiasi difensore, abituato com’era ad affrontare atleti diritti e muscolosi, non si aspettava quei movimenti scomposti, che invece a lui venivano così naturali.
un giorno, lungo la sua stessa strada, passò l’allenatore della squadra, lo guardò e disse ohibò. si fermò per osservare meglio e di nuovo disse ohibò. il fatto è che un calciatore così, non lo aveva mai visto prima, per cui gli propose di far parte del gruppo e lo mise all’ala destra.
«vola, mané – gli strillava durante le partite – corri e traballa per noi!»
e sulle tribune se ne stava seduto il selezionatore della squadra del botafogo, tra le più forti del campionato nazionale. lo vide scorrazzare e disse ohibò. poi lo vide segnare e di nuovo disse ohibò. e quando a vederlo giocare fu il commissario tecnico della squadra nazionale del brasile, anche lui disse ohibò! lo disse due volte: ohibò, ohibò! e lo convocò per la prossima partita, poi per le qualificazioni e alla fine per i campionati mondiali.
il 29 di giugno del 1958, quando mané garrincha, imprendibile ala destra della nazionale del brasile, divenne campione del mondo, il dottore di allora era con l’orecchio incollato alla radio e sottovoce disse ohibò!
quattro anni dopo, il 17 di giugno del 1962, quando mané garrincha, indimenticabile ala destra della nazionale del brasile, divenne per la seconda volta campione del mondo, il dottore di allora era con gli occhi fissi sul televisore e strillò ohibò!
poi corse per strada a festeggiare.